
Entrando nel Santuario, una voce insistente ci sussurra nel profondo della nostra anima:
“Là è il Signore!”


Gesù fa della carità il comandamento nuovo. Amando i suoi «sino alla fine» (Gv 13,1), egli manifesta l’amore che riceve dal Padre. Amandosi gli uni gli altri, i discepoli imitano l’amore di Gesù, che essi ricevono a loro volta. Per questo Gesù dice: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9). E ancora: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati» (Gv 15,12).

La liturgia è «azione» di «Cristo tutto intero» (totius Christi). Coloro che qui la celebrano, al di là dei segni, sono già nella liturgia celeste, dove la celebrazione è totalmente comunione e festa.

«Padre, [...] questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17,3). «Dio, nostro Salvatore, ...vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,3-4). «Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo, nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12) questo è il nome di Gesù.

Tutti facciamo parte di una parrocchia e sappiamo in qualche modo che cosa sia. Il termine " parrocchia" deriva dal greco paroikìa, che significa "abitazione presso" (...)
È casa di Dio e, dunque, casa tua!